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venerdì 19 agosto 2011

Muovere il corpo per creare la DANZA...

La danza è L'espressione artistica del corpo in movimento.
Ed è proprio lo studio del corpo, lo strumento utilizzato dal danzatore, a suscitare l'interesse di molti danzatori, tecnici ed esperti del settore sportivo, in quanto racchiude in sé il segreto della perfezione del movimento.

Il movimento viene tecnicamente definito come l'esecuzione delle azioni con il corpo o parte di esso.

Ma in realtà, il movimento è un fenomeno fisico tridimensionale così complesso, che risulta alquanto difficile descriverlo, visto e considerato che esso può essere compiuto in una infinità di direzioni, che comporta la partecipazione di più parti del corpo e che dipende, quindi, da una variabilità di vincoli  sia di natura fisiologica che meccanica.
Per tale motivo, al fine di conoscere a fondo la tecnica della danza , bisogna analizzarla con la fisiologia, l'anatomia funzionale ed alcuni aspetti relativi alla meccanica del movimento, in modo da poter utilizzare consapevolmente le varie parti del corpo, ottimizzando così il movimento stesso e la prestazione.
In questa parte si vuol presentare alcune nozioni fondamentali di anatomia, finalizzate all'interpretazione del movimento, considerando quindi lo studio delle ossa, articolazioni e muscoli, semplicemente per quanto può essere utile allo svolgimento cosciente dell' attività motoria  del danzatore.

Nella spiegazione delle azioni ricorriamo ad alcune convenzioni condivise in anatomia:

a) ogni azione viene descritta considerando unicamente tre piani (sagittale, trasversale e frontale);

b) i movimenti sono descritti partendo da una postura di riferimento definita postura anatomica dove il            soggetto è eretto con i piedi uniti e paralleli, le braccia lungo il corpo e i palmi rivolti in avanti.

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giovedì 11 agosto 2011

L'importanza della respirazione durante l'allenamento e la gara.. Parte 2

L'allenamento sportivo migliora la respirazione. Tuttavia anche praticando uno sport è fondamentale che venga eseguita una pratica respiratoria corretta.
Ci sono vere e proprie scuole del respiro e tecniche sviluppate per migliorare la nostra efficienza fisica e mentale per mezzo della respirazione.
La respirazione fondamentale si basa su due atti:
- L'inspirazione, con cui si immette l'aria nel nostro corpo;
- L'espirazione, con cui eliminiamo l'aria che abbiamo utilizzato.
La respirazione comunemente viene descritta mediante quattro differenti tipologie:
- La respirazione alta,  che è quella che si utilizza nelle attività sedentarie. si caratterizza per essere una
   respirazione veloce e poco profonda, è inviata aria soltanto nella parte alta dei polmoni;
- La respirazione media, che permette di immettere una quantità leggermente superiore di aria perché entra
   in gioco anche la parte mediana dei polmoni;
- La respirazione bassa,  che si realizza quando intendiamo fare un respiro profondo, utilizzando, utilizzando
   i polmoni in maniera più estesa;
- La respirazione totale, che coinvolge integralmente i polmoni e tutti i muscoli della gabbia toracica.

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Luca Ricci
   

mercoledì 3 agosto 2011

L'importanza della respirazione durante l'allenamento e la gara.. Parte 1

Il corpo umano può vivere alcuni giorni senza mangiare, meno tempo senza bere ma ,senza respirare, non riesce a sopravvivere che per pochi minuti.
Tutti noi, dal momento della nascita, dobbiamo respirare.
La prima respirazione, al momento della nascita, spesso è un evento traumatico che segna il passaggio dell'ambiente perfetto del ventre della madre ad un luogo "diverso" che è il mondo in cui viviamo.
Se tutti noi sappiamo quanto è importante respirare è altrettanto vero che spesso non conosciamo la nostra respirazione.
Ognuno di noi respira in maniera diversa a qualsiasi altro.
Per questo motivo dobbiamo partire dall'osservazione del nostro stile personale di respirare e migliorarlo con semplici esercizi.
La respirazione coinvolge diversi organi. Tali organi vengono definiti " vie aeree" perché permettono di condurre l'aria ai polmoni, che rappresentano il vero e proprio organo respiratorio.
Una respirazione consapevole, attenta, può aiutarci a migliorare la nostra forza interiore sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista mentale.
Il nostro corpo e la nostra mente necessitano di ossigeno, per poter funzionare correttamente. Va tenuto presente, però, che l'ossigeno non è immagazzinabile per cui deve essere fornito continuamente e regolarmente.
Per questo motivo è motivo fondamentale acquisire buone capacità respiratorie.

Luca Ricci


giovedì 18 novembre 2010

Cos'è il talento...? Part 2

In quest’ottica, il talento diventa proprio la capacità di rendere replicabili tali condizioni fisiche e mentali e quindi anche le prestazioni eccezionali. Questo può quindi avvenire sia in modo spontaneo, naturale, sia per una ricerca attiva dettata da un impegno costante verso l’individuazione, l’analisi e l’allenamento di determinate abilità psicofisiche. Ed è in quest’ultimo caso che possiamo dire che il vero talento si identifica con l’impegno stesso e la replicabilità di prestazioni eccellenti diventa una caratteristica determinante per identificarlo.
Dal momento che molti atleti hanno osservato come le loro migliori prestazioni avvengano in condizioni in cui la mente è libera da pensieri razionali, Hall (1982) ha avanzato l’ipotesi che ciò possa accadere per il simultaneo coinvolgimento di entrambi gli emisferi cerebrali. Le prestazioni migliori, in qualsiasi ambito, sembrerebbero infatti avvenire solo quando i due emisferi cerebrali, normalmente specializzati in funzioni differenti, non operano più in modo asimmetrico e separato ma come un sistema altamente integrato e interconnesso. Nell’ambito più specificamente sportivo, la capacità di integrare molte informazioni contemporaneamente è fondamentale per poter essere in grado di adattarsi alle richieste situazionali, per poter correggere errori e sviluppare strategie (emisfero sinistro) spesso in modo creativo (emisfero destro). Il loro cervello deve essere costantemente “collegato” nel senso più specifico dell’interconnessione costante tra i due emisferi e le loro funzionalità specifiche.
Una recente ricerca della City University di Londra ha evidenziato, inoltre, come l’allenamento sia in grado di produrre modificazioni e miglioramenti non solo a livello fisico ma anche a livello neurale e cognitivo in atleti di alto livello. “Le abilità proprie di questi  atleti d’élite sono correlate con modificazioni strutturali nelle aree di senso del cervello e in quelle associate con il movimento ” (K. Yarrow) . Ciò potrebbe spiegare l’eccellenza sportiva dato che questi atleti utilizzano soprattutto tali aree cerebrali, e in modo estremamente efficiente, e riescono quindi ad essere molto precisi nell’esecuzione del gesto atletico, a compiere movimenti “fini” al limite della perfezione, a prendere decisioni rapidamente attuando strategie sempre nuove ed efficaci anche quando sono sottoposti a forti pressioni. In sintesi, questi atleti di talento, riescono a replicare prestazioni ottimali in situazioni  e condizioni differenti e più si impegnano negli allenamenti più sono in grado di ottenere gli strumenti fisici e cognitivi necessari per ottenere prestazioni di successo.
La “proporzione aurea del successo” sembrerebbe così nascere dal giusto equilibrio di due componenti fondamentali: talento e impegno.

Luca Ricci

mercoledì 17 novembre 2010

L’alimentazione corretta nel giorno della gara....! Part 3

L’obiettivo degli integratori salini è quello di ripristinare gli elettroliti (soprattutto sodio, potassio, magnesio, cloro) che sono stati persi attraverso la sudorazione. Particolare attenzione, del resto, deve essere data all'equilibrio idrico-salino, soprattutto se la competizione si svolge in ambiente caldo e con scarsa ventilazione. Diversi ricercatori hanno dimostrato che una perdita di liquidi poco superiore al 2% del peso corporeo (circa 1,5 kg per un uomo di 70 kg di peso corporeo) riduce di circa il 20 % il rendimento organico. Altri hanno inoltre dimostrato che una ridotta capacità termoregolatoria, legata alla riduzione della disponibilità di liquidi nell’organismo, riduce di oltre il 30% la capacità di esprimere forza nel muscolo quadricipite. Un altro aspetto importantissimo è che la carenza di elettroliti è fortemente correlata con la comparsa dei crampi.
L’obiettivo dell’integrazione energetica è quello di fornire energia sotto forma di carboidrati; essi, a seconda che l’assunzione avvenga prima, durante o dopo l’attività fisica, hanno scopi differenti:

·        prima della gara: aumentare le riserve di glicogeno muscolare ed epatico e prevenire l’ipoglicemia;
·        durante la gara: ritardare l’esaurimento delle riserve di glicogeno muscolare;
·        dopo la gara: ripristinare le riserve di glicogeno.

Spesso l’integrazione energetica avviene attraverso miscele di carboidrati a diversa velocità di assorbimento, per esempio con fruttosio e  maltodestrine, quali componenti di bevande o di barrette da prendersi in quantità proporzionale al lavoro fisico. Il fruttosio è uno zucchero semplice che è presente nella frutta e nel miele; a parità di concentrazione, attraversa lo stomaco più rapidamente degli altri carboidrati, in tal modo rendendosi rapidamente disponibile per essere assimilato a livello intestinale, dove, però, è assimilato con gradualità fornendo energia a poco a poco.
Le maltodestrine, invece, sono costituiti da alcune o varie molecole di glucosio legate l’una all’altra. Esse hanno la prerogativa di esercitare una minor pressione osmotica rispetto a simili soluzioni di glucosio o zuccheri semplici; ciò significa che quando sciogliamo le maltodestrine in acqua si ha una bevanda meno "densa" di altre bibite preparate con altri zuccheri.

Luca Ricci

lunedì 15 novembre 2010

L’alimentazione corretta nel giorno della gara....! Part 2

Facciamo un esempio di alimentazione corretta durante un giorno di competizione.

La colazione costituisce il pasto fondamentale: è quindi scorretto ridurla, anche se per problemi di orario, ma è preferibile consumarla anticipatamente dando spazio a tutti gli alimenti sia solidi che liquidi (latte, yogurt, pane, fette biscottate, miele, marmellata, biscotti, dolci da forno, piccole porzioni di formaggio, frutta o spremuta, ecc.). Nel corso della gara, soprattutto se questa si protrae a lungo nella giornata e non è possibile consumare un pasto completo perchè le pause tra un turno e l’altro sono molto brevi, si dovrà fare ricorso alle cosiddette "razioni di attesa". Queste consistono in piccole assunzioni di cibo fra un turno e l'altro o in occasioni di brevi pause, come ad esempio biscotti o fette biscottate, frutta secca non oleosa o prugne secche o mele disidratate o piccole porzioni di dolci da forno, frutta, yogurt, polpettine di riso, crocchette di patate cotte al forno, mini sandwich al formaggio, piccoli pezzi di pizza al pomodoro.
Se invece la gara inizia nel tardo pomeriggio si ha il tempo di fare una colazione ricca e nutriente (latte, yogurt, pane, fette biscottate, miele, marmellata, biscotti, dolci da forno, piccole porzioni di formaggio, frutta o spremuta, ecc.) e un pranzo di volume contenuto, di facile digeribilità e che possa fornire energia di pronta utilizzazione durante la competizione, come ad esempio un piatto di pasta o riso con condimento semplice, accompagnato da una piccola porzione di dolce da forno (ciambellone, plumcake, ecc.).
La reidratazione dopo la gara è fondamentale. Viene favorita oltre che da opportune quantità di liquidi, anche dal consumo di alimenti ricchi di oligoelementi (frutta, ortaggi, verdure, ma anche minestroni, zuppa di legumi, latte, formaggi, pesce, uova, ecc.). Dopo l'impegno agonistico tale pasto favorirà infatti il recupero delle riserve energetiche spese, soprattutto se la gara si è protratta a lungo nella giornata e l'alimentazione non è stata del tutto sufficiente.

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Luca Ricci


domenica 14 novembre 2010

Cos'è il talento...? part 1

Il talento è una di quelle parole talmente usate ed abusate da diventare poi difficilmente imbrigliabili entro una definizione semplice ed esaustiva. L’argomento è ovviamente molto vasto, dai confini non sempre nitidi e affrontarlo in modo esauriente risulta un’impresa molto ardua  per chi osa inoltrarsi nel volerne individuare e analizzare tutte le componenti e le implicazioni. Almeno per il momento, non resta che rassegnarsi all’impossibilità di trovare una definizione univoca e cercare di indagare alcuni aspetti del fenomeno senza voler per forza trovare una definizione assoluta che lo spieghi in ogni sua forma ed espressione.
Una delle definizioni possibili potrebbe perciò riferirsi al concetto di replicabilità delle prestazioni ottimali, le cosiddette peak performance ovvero prestazioni sportive, lavorative,artistiche, ecc..che avvengono in condizioni psicofisiche  tali da consentire di ottenere, senza sforzo percepito, risultati che vanno oltre le normali aspettative. È una sorta di “stato di grazia” (Flow) in cui la realtà fisica e mentale sembra fluire attraverso canali emotivi, cognitivi, percettivi, alternativi e che fa sì che tutto sia volto ad una naturale e spontanea perfezione in cui la prestazione possa acquisire qualità che vanno oltre i normali livelli di rendimento. Questa esperienza “può essere definita come un  comportamento che trascende ciò che normalmente ci si potrebbe attendere in una data situazione, con un utilizzo superiore delle potenzialità umane” (C.Robazza).
L’elemento imprescindibile perché tale esperienza possa manifestarsi è che il soggetto si percepisca in equilibrio ovvero che ritenga di possedere le capacità necessarie per affrontare con successo le richieste situazionali e le difficoltà del compito. A questo punto il soggetto acquisisce un atteggiamento mentale positivo verso il compito da affrontare e un controllo della situazione che gli consentiranno di migliorare la prestazione stessa.
Questo stato mentale viene raggiunto da molti atleti ma spesso è un evento involontario e sporadico, se non unico, dal momento che raramente c’è una reale consapevolezza di come ciò avvenga. Gli atleti che invece riescono ad individuare e leggere consapevolmente quali meccanismi sono intervenuti ad innescare questa condizione psicofisica, potranno replicare l’esperienza mettendo in atto delle strategie opportune in modo spontaneo oppure ricorrendo ad un allenamento mentale specifico.

Luca Ricci

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L’alimentazione corretta nel giorno della gara....! Part 1


Lo stretto rapporto tra corretta alimentazione e prestazione sportiva è ormai nozione acquisita da tecnici e atleti in molte discipline. Un’alimentazione quanto più possibile corretta ed adeguata non può certo determinare il risultato tecnico, ma può contribuire al suo raggiungimento ed è altrettanto vero che una alimentazione scorretta ed inadeguata può influenzare negativamente la performance dell'atleta.

Ma quali sono gli errori che normalmente si fanno il giorno della gara?

Nel giorno di gara la colazione risulta scarsa in assoluto e si riduce particolarmente il consumo di alimenti solidi; spuntini o piccole razioni di attesa vengono assunti in rarissimi casi, il pranzo, se consumato, è soprattutto a base di panini con affettati, difficilmente digeribili in breve tempo ed anche in queste occasioni la idratazione è inadeguata. Tale atteggiamento ed in particolare la riduzione di alimenti solidi è verosimilmente legata in parte all’idea di non “appesantirsi” in prossimità dell’impegno agonistico, in parte alla scarsa disponibilità di tempo e non ultimo alla condizione emotiva del momento che può rendere scarso l’appetito. Ridotti apporti di alimenti e di liquidi possono però danneggiare il rendimento atletico proprio nella giornata più importante ed è pertanto necessario che questi atleti imparino ad adottare un comportamento alimentare adeguato e specifico per tale circostanza,assumendo alimenti ed integratori opportunamente scelti e dosati che assicurino energia sufficiente e di pronto impiego.

Luca Ricci

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